Dopo un totale di sedici ore di volo da Roma a Santiago del Cile, ci siamo trasferiti nella città di Antofagasta. E’ una città portuale nel Cile settentrionale che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Si trova a circa 1.100 Km a nord della capitale Santiago. E’ una cittadina di lavoratori minerari e di pescatori. A noi non ha entusiasmato molto ma è anche vero che abbiamo pernottato e il giorno seguente siamo andati a visitare l’osservatorio astronomico Paranal.
Osservatorio Astronomico Paranal
La nostra prima meta in terra cilena. Situato sul Cerro Paranal, nel deserto di Atacama(120 km a sud di Antofagasta), è stato realizzato e gestito dall’European Southern Observatory. Il Cerro Paranal è una montagna alta 2635 metri, situata a 12 km dalla costa sull’Oceano Pacifico, che si trova in una delle zone più secche di tutto il pianeta.
Dopo la consueta registrazione di rito al gate d’ingresso entriamo in questa struttura ove è possibile vedere delle gigantografie di paesaggi cosmici e ritiriamo anche il caschetto di sicurezza necessario per il proseguo della visita.
Dopo un breve tragitto in macchina arriviamo finalmente al plateau dove troneggiano le cupole che contengono al loro interno i telescopi da 8.2 mt di diametro.
Le guide ESO ci dividono i due gruppi: uno in lingua inglese l’altro in lingua spagnola. Dopo la recita delle safety policies, indossiamo i caschetti e ci addentriamo nel cuore di uno dei quattro telescopi. Entrati nella cupola, saliamo una scaletta in ferro e raggiungiamo una pedana da dove possiamo vedere lo specchio primario del telescopio.
Spesso solo 18 centimetri, è troppo sottile per mantenere la propria forma da solo. A tale scopo esso è sorretto da 150 pistoncini idraulici che ne aggiustano la forma ogni volta che il telescopio viene mosso in una nuova direzione. Tali dispositivi fanno parte della cosiddetta ottica adattiva il cui obiettivo è quello di correggere gli errori introdotti dalle turbolenze atmosferiche. Tornando di nuovo a terra possiamo osservare lo specchio secondario ove vengono focalizzate le onde dello spettro elettromagnetico nella banda del visibile provenienti dal primario.
Nella parte inferiore della struttura si trova l’elettronica contenete la camera CCD (Charge-Coupled Device) e nella parte evidenziata in rosso vedete i cavi che partono dai rilevatori laterali e finiscono nelle camere sotterranee ove i raggi luminosi provienti dalle stelle finiscono in un labirinto di specchi e dispositivi elettronici che compongono il sistema di interferometria.
Nella foto seguente si nota uno scorcio di uno dei sensori laterali di cui vi parlavo.
Il sistema di interferometria consente agli astronomi di vedere dettagli fino a 25 volte più fini rispetto a quelli osservabili con i singoli telescopi. Nel VLTI i fasci di luce sono combinati per mezzo di un sistema complesso di specchi in tunnel sotterranei che devono mantenere uguali i percorsi del segnale luminoso a meno di 1/1000 mm lungo un percorso di oltre cento metri. Con questo tipo di precisione il VLTI può ricostruire immagini con una risoluzione angolare del millesimo di arcosecondo, equivalente a distinguere i fari di un’automobile alla distanza della Luna. I telescopi di 8,2 metri di diametro possono essere usati anche individualmente. Con un telescopio di questa dimensione si possono ottenere immagini di corpi celesti fino a magnitudine 30 con un’esposizione di un’ora. Questo corrisponde a vedere oggetti che sono quattro miliardi di volte meno luminosi di quelli che possono essere visti a occhio nudo.
Finita la visita all’interno della cupola, passiamo nella control room dove gli astronomi possono visualizzare le immagini raccolte dai telescopi.
All’interno della control room vi sono quattro isole e ognuna di esse si riferisce ad uno dei quattro telescopi. Una quinta isola è dedicata ai projects managers che si alternano a seconda dei progetti scientifici in corso in un determinato momento. Ritornati sul plateau osserviamo anche i quattro telescopi ausiliari da 1.8 mt di diametro.
Questi telescopi si muovono su binari e possono assumere diverse configurazioni a seconda di quanto richiesto dagli astronomi e dal particolare progetto in corso.
Per adesso un saluto dal tempio del telescopio più grande del mondo. Nel prossimo post vedremo l’oasi nel deserto ove gli astronomi possono rilassarsi, incontrarsi, discutere etc…