
Nel 1981, molti dei più importanti cosmologi del mondo si riunirono presso la Pontificia Accademia delle Scienze, vestigia delle congiunte linee di scienza e teologia, situata in un’elegante villa nei giardini del Vaticano. Stephen Hawking scelse quell’imponente cornice per presentare quella che in seguito avrebbe considerato la sua idea più importante: una proposta su come l’universo avrebbe potuto nascere dal nulla.
Prima del discorso di Hawking, tutte le storie sull’origine cosmologica, scientifiche o teologiche, avevano suscitato la replica: “Cosa è successo prima?”. La teoria del Big Bang, ad esempio – elaborata 50 anni prima della conferenza di Hawking dal fisico e sacerdote cattolico belga Georges Lemaître, che in seguito fu presidente dell’Accademia delle Scienze vaticana – riavvolge l’espansione dell’universo fino a farla risalire a un fascio di energia caldo e denso. Ma da dove proveniva l’energia iniziale?
La teoria del Big Bang presentava altri problemi. I fisici avevano capito che un fascio di energia in espansione si sarebbe trasformato in un ammasso accartocciato, anziché nell’enorme e liscio cosmo che gli astronomi moderni osservano. Nel 1980, l’anno prima del discorso di Hawking, il cosmologo Alan Guth si rese conto che i problemi del Big Bang potevano essere risolti con un’aggiunta: uno scatto iniziale di crescita esponenziale noto come
inflazione cosmica che avrebbe reso l’universo enorme, liscio e piatto prima che la gravità avesse la possibilità di distruggerlo. L’inflazione divenne rapidamente la teoria principale sulle nostre origini cosmiche. Eppure il problema delle condizioni iniziali rimaneva: quale era la fonte della minuscola macchia che presumibilmente si sarebbe gonfiata nel nostro cosmo e dell’energia potenziale che l’aveva gonfiata?

Hawking, nella sua brillantezza, vide un modo per porre fine all’interminabile brancolare nel passato: ipotizzò che non ci fosse né fine né inizio. Secondo
il documento della conferenza vaticana, il fisico di Cambridge, allora trentanovenne e ancora in grado di parlare con la propria voce, disse alla folla:
“Dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni al contorno dell’universo, e cosa può essere più speciale della condizione che non ci siano confini?”
La proposta senza confini, che Hawking e il suo frequente collaboratore, James Hartle hanno formulato in modo completo in un articolo del 1983, immagina il cosmo con la forma di un volano. Proprio come un volano ha un diametro pari a zero nel suo punto più basso e si allarga gradualmente verso l’alto. L’universo, secondo la proposta dell’assenza di confini, si è espanso dolcemente da un punto di dimensione zero. Hartle e Hawking hanno derivato una formula che descrive l’intero volano – la cosiddetta “funzione d’onda dell’universo” che comprende l’intero passato, presente e futuro contemporaneamente – rendendo vana ogni contemplazione di semi della creazione, di un creatore o di qualsiasi transizione da un tempo precedente.

“Chiedere cosa ci fosse prima del Big Bang è insensato, secondo la proposta dell’assenza di confini, perché non esiste una nozione di tempo a cui fare riferimento”
ha affermato Hawking in un’altra conferenza alla Pontificia Accademia nel 2016, un anno e mezzo prima della sua morte . Ed aggiunse:
“Sarebbe come chiedere cosa si trovi a sud del Polo Sud”
La proposta di Hartle ed Hawking ha radicalmente ripensato il tempo. Ogni istante nell’universo diventa una sezione trasversale del volano; mentre percepiamo l’universo come in espansione ed evoluzione da un istante all’altro, il tempo consiste in realtà di correlazioni tra le dimensioni dell’universo in ogni sezione trasversale ed altre proprietà, in particolare la sua entropia, o disordine. L’entropia aumenta dal tappo alle piume, puntando una freccia emergente del tempo. Vicino alla base arrotondata del volano, tuttavia, le correlazioni sono meno affidabili; il tempo cessa di esistere e viene sostituito dallo spazio puro.

La proposta di non-confine ha affascinato e ispirato i fisici per quasi quattro decenni.
“È un’idea straordinariamente bella e provocatoria”
ha detto Neil Turok cosmologo del Perimeter Institute for Theoretical Physics di Waterloo, in Canada, ed ex collaboratore di Hawking. La proposta rappresentava una prima ipotesi sulla descrizione quantistica del cosmo: la funzione d’onda dell’universo.
Presto un intero campo, la cosmologia quantistica, nacque man mano che i ricercatori elaboravano idee alternative su come l’universo potesse essere nato dal nulla, analizzavano le varie previsioni delle teorie ed i modi per verificarle, e interpretavano il loro significato filosofico. La funzione d’onda senza confine, secondo Hartle, era per certi versi la proposta più semplice possibile per questo.
Successivamente, un articolo di Turok, Job Feldbrugge e Jean-Luc Lehners ha messo in discussione la proposta di Hartle-Hawking.
La proposta è, ovviamente, praticabile solo se un universo che si curva a partire da un punto adimensionale, come immaginato da Hartle e Hawking, si sviluppa naturalmente in un universo come il nostro.
Hawking e Hartle sostenevano che effettivamente sarebbe stato così: che gli universi senza confini tenderebbero ad essere enormi, incredibilmente lisci, incredibilmente piatti ed in espansione, proprio come il cosmo reale.
“Il problema con l’approccio di Hawking e Hartle è che era ambiguo”
ha affermato Turok.
Nel loro articolo del 2017, Turok e i suoi coautori hanno affrontato la proposta di Hartle e Hawking senza confini con nuove tecniche matematiche che, a loro avviso, rendono le sue previsioni molto più concrete di prima.
“Abbiamo scoperto che ha semplicemente fallito miseramente”
ha detto Turok.
“Semplicemente non era possibile, dal punto di vista della meccanica quantistica, che un universo iniziasse nel modo in cui immaginavano”
Il trio ha verificato i loro calcoli e messo in discussione i presupposti di base prima di renderli pubblici, ma purtroppo, sembrava inevitabile che la proposta di Hartle e Hawking fosse un disastro.
L’articolo suscitò una polemica. Altri esperti organizzarono una vigorosa difesa dell’idea del non-confine e una confutazione del ragionamento di Turok e colleghi.
“Non siamo d’accordo con le sue argomentazioni tecniche”
ha affermato Thomas Hertog, fisico dell’Università Cattolica di Leuven, in Belgio, che ha collaborato strettamente con Hawking negli ultimi 20 anni della sua vita.
“Ma più fondamentalmente, siamo in disaccordo anche con la sua definizione, il suo quadro teorico, la sua scelta di principi. E questa è la discussione più interessante.”
Dopo due anni di discussioni, i gruppi hanno ricondotto il loro disaccordo tecnico alle diverse convinzioni sul funzionamento della natura. Il dibattito acceso, ma amichevole, ha contribuito a consolidare l’idea che più stuzzicava la fantasia di Hawking.
Persino i critici della formula specifica sua e di Hartle, tra cui Turok e Lehners, stanno elaborando modelli cosmologici quantistici concorrenti che cercano di evitare le presunte insidie dell’originale, pur mantenendone l’immenso fascino.
Abbondano gli interrogativi su come le varie proposte si intersechino con il ragionamento antropico e la famigerata idea del multiverso . La funzione d’onda senza confine, ad esempio, favorisce universi vuoti, mentre per alimentare l’immensità e la complessità sono necessarie quantità significative di materia ed energia.
Hawking sosteneva che la vasta gamma di possibili universi permessa dalla funzione d’onda dovesse essere realizzata interamente in un multiverso più ampio, all’interno del quale solo universi complessi come il nostro avrebbero abitanti in grado di effettuare osservazioni.
Il recente dibattito verte sulla possibilità che questi universi complessi e abitabili siano lisci o fortemente fluttuanti.
In ogni caso forse ci ritroveremo con un’idea dell’essenza del quadro dipinto per la prima volta da Hawking alla Pontificia Accademia delle Scienze.
O forse invece di un non-inizio simile al Polo Sud, l’universo è emerso da una singolarità, richiedendo un tipo di funzione d’onda completamente diverso. In ogni caso, la ricerca continuerà.
“Se stiamo parlando di una teoria della meccanica quantistica, cos’altro c’è da trovare oltre alla funzione d’onda?”
ha chiesto Juan Maldacena , un eminente fisico teorico dell’Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey, che è rimasto per lo più fuori dalla mischia recente. La questione della funzione d’onda dell’universo è il tipo giusto di domanda da porre.
“Se stiamo trovando la funzione d’onda giusta, o su come dovremmo pensare alla funzione d’onda, questo è meno chiaro”.
E il dibattito continua…









































